Negli ospedali italiani il 20% dei parti e’ relativo a donne d’origine straniere.
Di queste madri sette su dieci sono originarie di Paesi al di fuori dell’Unione Europea e il 13% di loro ha difficolta’ nello svolgere pratiche burocratiche e amministrative per accedere alle prestazioni sanitarie. I dati sono stati diffusa dalla Societa’ Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), in apertura del suo 91esimo congresso nazionale. I ginecologi segnalano anche le nuove emergenze legate all’arrivo dei profughi. Da inizio anno oltre 15mila donne hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcate sulle coste italiane. Molte di loro sono in gravidanza e alcune costrette a partorire in condizioni estreme. “In Italia risiedono persone di 200 diverse nazionalita’ – afferma il professore Giovanni Scambia, direttore del dipartimento Tutela della salute della donna della Cattolica di Roma e presidente del congresso – Le donne in eta’ fertile sono oltre 1 milione e 700mila. Sono numeri importanti e destinati per forza a crescere con il passare degli anni. Le difficolta’ linguistiche per esempio rischiano di allontanare dai nostri reparti donne che invece avrebbero bisogno di un aiuto. Gli stranieri provengono nella maggioranza dei casi da Paesi con una diversa concezione della maternita’, della sessualita’ e piu’ in generale del ruolo della donna. Noi ginecologi quindi abbiamo una sfida ancora piu’ delicata da affrontare”. Le migranti che risiedono regolarmente in Italia “godono in genere di buona salute e prestano attenzione agli stili di vita”, sottolinea il professore Enrico Vizza, segretario nazionale Sigo, secondo cui “l’86% da’ un giudizio positivo sul proprio benessere. Tra le extra-comunitarie l’83% non ha mai fumato una sigaretta. Per sei su dieci il peso corporeo rientra nei parametri corretti.
Sono quindi persone che corrono meno rischi di insorgenza di gravi malattie”.
Il congresso nazionale Sigo si svolge a Roma fino a mercoledi’ e vi partecipano oltre 2.500 specialisti da tutta Italia. La Societa’ scientifica ha deciso di mettere al centro del suo piu’ importante appuntamento annuale la salute e il benessere degli oltre 5 milioni di migranti residenti nel nostro Paese che ormai rappresentano l’8% della popolazione. “L’80% delle adolescenti d’origine straniera non e’ mai andata dal ginecologo. Mentre solo il 30% delle loro coetanee italiane ha fatto altrettanto – sottolinea il professore Paolo Scollo, presidente nazionale Sigo – Comportamenti sessuali pericolosi e mancato utilizzo di contraccettivi sono due fenomeni molto diffusi che devono essere al piu’ presto contrastati. Infatti nel nostro Paese un’interruzione volontaria di gravidanza su tre e’ praticata da una straniera. La prevenzione deve cominciare dalle scuole attraverso una maggiore informazione per tutti i ragazzi. Possiamo dare il nostro contributo per esempio formando gli operatori e gli insegnanti che dovranno tenere agli studenti lezioni di educazione alla sessualita’ e affettivita’”. La societa’ italiana sempre piu’ multietnica e’ al centro anche del 56esimo congresso nazionale dell’Aogoi (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e del 23esimo congresso nazionale dell’Agui (Associazione Ginecologi Universitari Italiani) che si svolgonp a Roma insieme a quello Sigo. “Le madri straniere che partoriscono nei nostri reparti materno-infantili presentano caratteristiche leggermente diverse rispetto alle altre – sottolinea il professore Vito Trojano, presidente nazionale Aogoi – L’eta’ media si attesta a 29 anni contro i 32 delle italiane. Piu’ della meta’ sono casalinghe e hanno una scolarita’ medio-bassa. Minore risulta anche il ricorso al taglio cesareo. Solo il 28% delle gestazioni termina con un’operazione chirurgica. Tra le donne originarie del Belpaese la quota sale al 37%. I punti nascita devono quindi essere riorganizzati tenendo conto di queste differenze”. Per il professore Nicola Colacurci, presidente nazionale Agui, “anche la formazione dei medici specialisti deve svolgere un ruolo importante. Tutti noi ginecologi dobbiamo riaggiornare le nostre conoscenze alla luce dei nuovi fenomeni sociali che stanno investendo l’Italia negli ultimi anni”. (AGI)