Ha portato avanti parte della gravidanza in circolazione extracorporea e ha partorito all’Umberto I di Roma. E’ il primo caso in Italia, e il terzo al mondo, nel quale i medici hanno fatto ricorso con successo alla tecnica di “circolazione extracorporea” in una donna incinta. In questo caso è stata coinvolta una paziente affetta dall’influenza H1N1. La bimba, nata a 30 settimane il 9 febbraio, si chiama Ludovica. Alla nascita pesava 1,400 grammi. Una situazione clinica molto grave, quella vissuta da Rosa Prioli che ha rischiato di non portare a termine la gravidanza. Ora la neonata pesa 2,5 chilogrammi ed e’ ancora ricoverata in terapia intensiva neonatale, ma sta bene e migliora giorno dopo giorno.
La tecnica. La circolazione extracorporea (o extracardiaca) è un metodo che permette di indirizzare il sangue all’esterno dell’organismo, per ossigenarlo e reimmetterlo in seguito nell’organismo, escludendo temporaneamente il cuore dalla circolazione corporea.
La malattia della mamma. La donna, già incinta, era stata colpita da broncopolmonite e ricoverata all’ospedale S.Eugenio di Roma. Le sue condizioni e la possibilità offerte dalla rete ‘Respira’, che mette in comunicazione le varie strutture in Italia che hanno l’Ecmo (circolazione extracorporea), ha permesso il trasferimento all’Umberto I. Qui i medici hanno scoperto l’infezione da H1N1 e hanno deciso di usare per la paziente la macchina che permette la circolazione extracorporea.
La cura. “Siamo riusciti – spiega Pierluigi Benedetti Panici, direttore del Dipartimento di ginecologia e ostetricia dell’Umberto I – a sedare per 20 giorni la paziente e attaccarla all’Ecmo permettendo ai polmoni di riposare. Allo stesso tempo è stata portata avanti la gravidanza. Poi si è deciso di operare con un parto cesareo che in queste condizioni è molto critico, ma tutto è andato bene”. La coppia romana ha già una figlia di 3 anni che ha dovuto separarsi dalla mamma. “E’ stata dura – racconta la signora Rosa – ma siamo stati uniti. E siamo felici”. “Come questo caso nella letteratura scientifica ne sono noti solo altri due, in Australia e Corea del Sud – evidenzia Andrea Morelli, responsabile del team che ha coordinato l’équipe di rianimazione e di ginecologia – La possibilità di avere a disposizione l’Ecmo ha salvato la vita alla paziente e alla piccola. Fino ad oggi era un risultato insperato”.
Due vite a rischio. Sia la vita della donna che quella della piccola erano a rischio. “Nel caso specifico il ricorso all’Ecmo è stato necessario perché l’assistenza respiratoria fornita alla mamma non era sufficiente ad ossigenare il sangue della paziente e c’era un alto rischio di morte per la mamma e il feto – spiega Mario De Curtis, direttore di Neonatologia, patologia e terapia Intensiva neonatale, all’Umberto I – . Una situazione di ipossia materna può determinare una sofferenza fetale che può determinare la morte del feto o dei danni a carico dei vari organi ed in particolare al sistema nervoso
Il parto. Era importante curare la mamma per permettere alla bimba di sopravvivere, poi però è arrivato il momento di non rinviare ulteriormente il momento del parto. “Insieme agli altri colleghi abbiamo deciso di far nascere la bambina, perché il rischio di una nascita molto prematura a 30 settimane era minore del rischio di mantenerla in utero. Qualche giorno prima del parto la signora ha ricevuto la somministrazione di steroidi per favorire la maturità polmonare fetale. Questo intervento, semplice e poco costoso, oggi considerato salvavita per il feto, va raccomandato in presenza di una donna con minaccia di parto prematuro prima della 34-35° settimana di gravidanza” , aggiunge De Curtis.
La salute della neonata. L’Unità di Terapia intensiva del Policlinico, ogni anno assiste circa 360 neonati pre termine, dei quali circa la metà richiede cure intensive. “Ludovica nata a 30 settimane di gravidanza con un peso di 1400 g ha presentato alla nascita la malattia delle membrane ialine polmonari. E’ una malattia che interessa i neonati molto prematuri ed è causata dalla mancanza del surfattante che è una sostanza che favorisce l’espansione polmonare. E’ stata alla nascita intubata, sedata e ventilata per 4-5 giorni. A causa dell’immaturità intestinale, presente nei neonati di 30 settimane, la piccola ha ricevuto tutte le sostanze nutritive con la nutrizione parenterale totale cioè tutti i nutrienti le sono stati direttamente infusi con un catetere centrale per via venosa. Poi appena le condizioni cliniche sono migliorate ha iniziato a prendere il latte prima con un sondino introdotto nello stomaco e poi quando il riflesso di suzione si è sviluppato con il biberon”, spiega De Curtis.
“Presto a casa”. Ora la bambina sta bene e presto andrà a casa. “Gli esami effettuati, ecografia cerebrale, elettroencefalogramma, test uditivi, sono nella norma, ma a causa della storia ci sarà logicamente una maggiore attenzione ed effettueremo ripetuti controlli per la valutazione dello sviluppo. Pensiamo di dimettere la bambina la prossima settimana”, conclude De Curtis.
http://www.repubblica.it/salute/benessere-donna/gravidanza-e-parto/2015/03/27/news/primo_caso_in_italia_di_parto_dopo_gravidanza_con_circolazione_extracorporea-110622876/